La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione, ma della completezza. (Carl Gustav Jung)
Oggi voglio parlare di una delle cose che più mi lascia dubbiosa, combattuta e alterata quando mi ci imbatto: sto parlando della ricerca della perfezione…
Mi riferisco a quei soggetti che puntano sempre al dettaglio, che osservano tutto, pronti a trovare una critica perché c’è un particolare che non è esattamente come avevano nella loro testa, quelli per cui le cose devono essere fatte sempre nella loro maniera per intenderci, altrimenti inizieranno i “se fossi stato io…, se lo avessi fatto io…” e via discorrendo.
Questi soggetti di solito non si accorgono del loro comportamento e sovente l’atteggiamento ipercritico non è solo diretto agli altri, ma queste persone sono innanzitutto molto esigenti verso se stesse. … altre volte invece parliamo proprio di banale cattiveria o stronzaggine…ma questi sono altri temi che non hanno a che vedere con la perfezione!
Essere esigenti soprattutto verso se stessi non è un male, anzi può spingerci a fare sempre meglio, ma vorrei ricordare che la perfezione come ideale assoluto non esiste (per fortuna aggiungerei!), è un limite assolutamente soggettivo che ci poniamo…e in effetti chi può definire cosa sia perfetto?
Ognuno ha un suo riferimento, che arriva dalla sua esperienza, dai gusti personali, dai parametri esterni che ogni soggetto ha.
Detto questo, dovremmo sentirci tutti più rilassati nel sapere che con i nostri limiti e difetti, siamo tutti amabili, anche se non perfetti; tutti commettiamo errori e malgrado ciò abbiamo tutti diritto alla felicità.
Chi colpisce di solito questo problema di costante ricerca di perfezione?
Spesso le persone insicure e con poca autostima (che andrà calando ancora di più se si prefiggono obiettivi irraggiungibili), coloro che si sentono inadeguati e pensano che raggiungendo determinati standard che loro stessi si pongono, guadagneranno in approvazione.
I modelli che questi soggetti si prefiggono di raggiungere saranno sempre più lontani e inafferrabili al punto che, invece di compiere azioni che potrebbero portare miglioramenti nella loro vita, restano fermi lì nella ricerca di una perfezione che esiste solo nella loro testa, arrivando a provare anche invidia verso coloro che osano e ottengono dei risultati, mentre loro non ci hanno nemmeno provato, presi dalla costante ricerca della cosa migliore da fare.
Da dove deriva questo problema?
Può arrivare dall’infanzia. Si tratta di soggetti che si sono sentiti premiati dell’affetto dei genitori solo quando facevano tutto per bene. I genitori erano probabilmente in ansia e spaventati e sentivano di volere proteggere il figlio da errori e imprecisioni, ma per calmare le loro angosce. Il fatto che un bambino fosse degno di amore e bisogno di conferme, indipendentemente da ciò che facesse, passava in secondo piano, rispetto ai problemi di chi lo accudiva.
Come dico sempre in questi casi, quando il problema viene da lontano, è utile farsi aiutare da un professionista.
Dal punto di vista psicologico la ricerca continua di perfezione a che conseguenze può portare?
Può:
COSA PUOI FARE se ti accorgi di stare cadendo in questo circolo vizioso?
Il mondo moderno dei social è quello dei modelli di perfezione (persone belle, vincenti, di successo). Quanto ci viene presentato dalla pubblicità e da internet a volte può farti cadere in trappola, ma rendersi conto dei disagi personali che tutto questo ci porti a vivere ed ignorare gli standard che ci vengono proposti è il primo passo per superarla.
Vuoi dire il tuo parere su questo tema? puoi inviare una mail. Se vuoi venire a trovarmi contattami.
Grazie e ciao.
Cristina